L’incremento dell’aspettativa di vita, ha visto emergere nuove problematiche sanitarie, sociali ed economiche che spingono ad ottimizzare la gestione della cronicità e della disabilità. Le competenze geriatriche danno un valore aggiunto all’assistenza all’anziano poiché puntano non solo alla guarigione dalla malattia ma anche al ripristino dell’omeostasi globale dell’organismo dopo l’evento patologico. Lo stato funzionale dell’individuo anziano non può coincidere con le sue patologie ma è il frutto dell’interazione tra queste, con altri fattori economici, sociali ed ambientali. Si rende necessario contrapporre la cultura geriatrico-gerontologica a quella ageista che cristallizza ogni anziano in una definizione di fragilità che non sempre corrisponde a verità; un anziano etichettato come fragile è troppo spesso destinato a cure tardive o solo palliative mentre, l’elaborazione di specifici percorsi assistenziali terapeutici adeguati sono in grado di migliorarne la qualità di vita riducendone la disabilità fisica. I temi trattati nel corso riguardano l’importanza dell’approccio clinico, riabilitativo e della continuità assistenziale sul territorio nella gestione a 360° del paziente con scompenso cardiaco, insufficienza respiratoria, deficit cognitivo, fratture da fragilità e sindrome da allettamento. L’obiettivo comune nella gestione dei vari aspetti della patologia dell’anziano è l’invecchiamento attivo che consiste nella possibilità di mantenere una vita autonoma, un ruolo sociale, mantenendo una capacità funzionale residua sufficiente anche perché sostenuta da adeguati servizi sociali e sanitari che possano supplire alla carenza di risorse personali del soggetto anziano. Una prerogativa fondamentale per mantenere un invecchiamento attivo è la continuità delle cure e la riabilitazione delle funzioni residue. L’Unità Geriatrica Ospedaliera, per avere un’azione efficace dovrebbe agire in continuità con le strutture riabilitative e con le UVG territoriali.

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